Secondo l’ultima analisi condotta dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering sulla base di dati INAIL, da gennaio a settembre 2016 sono 753 le morti bianche rilevate in Italia di cui 549 infortuni mortali avvenuti in occasione di lavoro e 204 quelli accaduti in itinere.
Rispetto allo stesso periodo del 2015, quando si contavano 856 vite spezzate, il decremento della mortalità è pari al 12,3 per cento.
L’Emilia Romagna, con 70 infortuni mortali rilevati in occasione di lavoro, si mantiene alla prima posizione della triste graduatoria per numero di morti bianche. Al secondo posto troviamo il Veneto con 59 incidenti mortali, mentre con 57 vittime si localizza in terza posizione la Lombardia. In questo triste scenario l’eccezione è rappresentata dalla Valle D’Aosta che ad oggi non registra infortuni mortali.
Per quanto riguarda le macro aree, dall’analisi si evince che è il Sud Italia, rappresentato da Campania, Puglia, Basilicata e Calabria, a registrare il dato peggiore con 119 casi di morti rilevati in occasione di lavoro.
Roma, ancora una volta, guida la tragica classifica provinciale degli infortuni mortali sul lavoro con un totale di 27 vittime registrate, seguita da Bologna e Torino con 16 decessi.
Il settore economico che conta il maggior numero di morti bianche (74 pari al 13,5% del totale dei casi di morte in occasione di lavoro) è rappresentato dalle Costruzioni. Si posizionano al secondo posto le attività manifatturiere con 65 decessi (pari all’11,8% del totale) e al terzo il settore del trasporto e magazzinaggio con 62 casi pari all’11,3%.
Da gennaio ad ottobre si contano 84 stranieri deceduti (il 15,3 per cento del totale) e 36 donne. La fascia d’età più colpita – che costituisce il 33,3 per cento di tutte le morti rilevate in occasione di lavoro – risulta essere sempre quella compresa tra i 45 e i 54 anni. Tuttavia, l’incidenza più elevata della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa coinvolge gli ultra sessantacinquenni.