Tra gennaio e febbraio 70 morti sul lavoro in Italia. In diminuzione del 12,5 per cento rispetto al primo bimestre 2015 quando i decessi erano 80.
Più di una vittima al giorno nel primo bimestre del 2016. Sono 70, infatti, i decessi rilevati in occasione di lavoro tra gennaio e febbraio (a cui si aggiungono altri 25 infortuni mortali avvenuti in itinere). Ma nel bilancio del 2016 emerge un dato positivo, ovvero il decremento della mortalità del 12,5 per cento rispetto al 2015 quando le vittime erano 80.
“Nonostante le visibili flessioni degli infortuni mortali – sottolinea Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering di Mestre – sono ancora troppi i decessi sul lavoro per un Paese civile come il nostro”.
Questa la prima istantanea scattata nell’ultima elaborazione condotta dagli esperti dell’Osservatorio mestrino sulla base di dati Inail, in cui sono Piemonte ed Emilia Romagna a far rilevare il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (8). E sono seguite da Sardegna e Puglia (6); da Lazio, Lombardia e Liguria (5); da Veneto e Campania (4); Trentino Alto Adige, Toscana, Abruzzo e Marche (3); Calabria, Sicilia, Umbria (2) e Friuli (1 vittima).
Ad indossare, invece, la maglia nera nella classifica provinciale nel primo bimestre 2016 in Italia è Torino con 4 morti bianche. Seconda Bolzano con 3 decessi.
Per quanto riguarda l’incidenza della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa, è ancora la Sardegna al primo posto nel 2016 con un indice di 10,9 (contro una media nazionale di 3,1).
Il settore delle Attività Manifatturiere quello in cui si contano più infortuni mortali (10, pari al 14,3 per cento del totale dei casi di morte in occasione di lavoro). Al secondo posto le Costruzioni con 8 vittime (11,4 per cento del totale).
Gli stranieri deceduti sul lavoro tra gennaio e febbraio sono 8 (l’11,4 per cento del totale ) e le donne 3. La fascia d’età più colpita – che costituisce il 40 per cento di tutte le morti rilevate in occasione di lavoro – è sempre quella compresa tra i 45 e i 54 anni.
“L’esperienza, spesso, induce il lavoratore ad abbassare il livello di percezione del rischio – conclude Rossato – Si tratta di un’eccessiva sicurezza nelle proprie capacità e competenze che può dare luogo a gravi incidenti. E le statistiche, purtroppo, lo confermano”.
Fonte: Osservatorio Sicurezza Vega Engineering di Mestre