Primo quadrimestre 2017: 262 gli infortuni mortali

Il primo quadrimestre del 2017 si e’ concluso con 194 denunce di infortuni mortali in occasione di lavoro. La Sicilia e il Veneto guidano la luttuosa classifica con 20 casi per regione.

Come emerge dall’ultima analisi condotta dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering sulla base di dati INAIL, il primo quadrimestre del 2017 si è concluso con un sensibile miglioramento rispetto lo stesso periodo del 2016, registrando 9 vittime in meno. Sono stati infatti 262 gli infortuni con esito mortale, di cui 194 in occasione di lavoro e 68 in itinere.

La Sicilia e il Veneto sono le Regioni che guidano la triste classifica con 20 casi ciascuna, seguite dall’Abruzzo con 19 casi e, anche questo mese, da Emilia Romagna e Lombardia con 18 decessi.

Il Sud, con un indice di incidenza sugli occupati pari a 13,6 e 47 casi di infortuni mortali rilevati (24,2% dei casi totali), risulta essere la macro area più colpita seguita dalle Isole con un indice di incidenza pari a 12 e 23 casi (11,9%).

Pescara rimane a capo della classifica provinciale con un indice di incidenza di morti sugli occupati pari a 112,5 (12 casi registrati). L’Aquila, anche questo mese, si posiziona al secondo posto con un indice di incidenza del 55,4 e 6 casi.

Per il maggior numero di infortuni mortali sul lavoro (73 casi, pari al 37,6%) il settore economico non è individuabile. Subito dopo vengono registrati 29 casi (pari al 14,9%) nel settore delle Costruzioni. In terza posizione le attività manifatturiere registrano 24 vittime (12,4%).

Le morti bianche che hanno coinvolto donne sono state 17, pari all’ 8,8%, il restante 91,2% (177 casi), fa riferimento a infortuni mortali che hanno coinvolto uomini.

165 casi, pari all’ 85,1%, hanno coinvolto cittadini italiani, mentre 29 casi, pari al 14,9%, stranieri.

Le fasce d’età che contano maggiori vittime in questi primi quattro mesi del 2017 continuano ad essere quella tra i 55 e 64 anni e quella tra i 45 e 54 anni, rispettivamente con 65 (33,5%) e 56 (28,9%) casi. Analizzando la situazione e considerando l’indice di incidenza sugli occupati, si rileva tuttavia che la fascia d’età che continua ad essere maggiormente colpita è quella degli ultra sessantacinquenni (con un indice di incidenza del 33,8).

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